giovedì 17 febbraio 2022

Lettera a mio figlio.




Bambino mio, forse ora dormi
e quando ti sveglierai non capirai
il dolore di un ragazzo, di un uomo
che con tutto l’ardore del mondo
ha cercato di esserti vicino.

Una giustizia perfettamente ingiusta
mi ha trascinato lontano,
e mi mancano le tue mani, i tuoi sorrisi,
muoio al ricordo di quando dormivamo
sulla spiaggia, negli ultimi bagliori d’Estate.

Non mi sono mai sentito così solo
perché mai ho amato tanto,
l’ultima volta che ti vidi, e abbracciai,
fu in una fredda caserma,
dinanzi a occhi crudeli
di persone che mi odiavano.

Volevo schiacciare il mondo,
pur di riaverti con me,
e mi hanno chiamato criminale,
poi folle, malato, violento,
e tutto questo perché tanti
non sanno cosa sia
il vero amore.

Non temere piccolo,

un giorno non molto lontano

ci riprenderemo tutto,
ci risarciranno per questi giorni di lutto,
e allora cammineremo mano nella mano
e ti racconterò il mistero degli alberi,
il lavoro instancabile delle formiche,
leggerai i miei libri, le mie poesie
e mi sorriderai col cuore colmo di gioia.

Sarò sempre presente,
ti difenderò e ascolterò,
e nonostante in molti
ti parleranno della mia follia
tu comprenderai che in realtà
si può impazzire per il troppo amore.

E verrà il giorno in cui mi veglierai
perché il tempo mi avrà distrutto,
allora mi riprenderai le mani,
e il tuo sguardo mi tranquillizzerà.

Eluderemo insieme la morte.

Vincenzo Maria D'Ascanio

venerdì 7 gennaio 2022

"I ricordi di mia madre." Di Vincenzo Maria D'Ascanio.


 "I ricordi di mia madre."

Di Vincenzo Maria D'Ascanio.

 

Macchine da scrivere, fogli e calcoli,

cene, sorelle, funzioni pomeridiane,

marito al lavoro sino a sera,

figli sempre più vitali e dispotici.

Medicine amare, dolci e regali,

scarpe, rosari, gioie e dolori

ogni elemento si compatta, costante,

in questa nuova luce pomeridiana.

 

Ecco dunque il camino, il fuoco ti calma,

e la mente ritorna a giorni lontani,

quando eri una bambina scalza

e tutto sorrideva senza compromessi.

Eccoti piccola nella polvere serale

tra i visi semplici del tuo vicinato,

gli uomini seri, cantano in limba,

le donne, sagge, discutono calme.

 

Ora sei accanto a tua madre

stoica cammina tra l’erba umida,

rivedi la moribonda strada campestre,

le zappe, le vigne tinteggiate di rosso.

Eccola dunque l’Estate, e tuo padre,

che scende dal carro nella calma serale,

pelle scura e fucile sulle spalle,

un rosa velato si stende sulla valle.

Ripensi ai balli, alle feste paesane,

colori accecanti, ma sempre più lontani,

visi d’amiche che hai ritrovato

e gli occhi azzurri dell’uomo amato.

Passeggi silenziosa per nuove strade

e un vento pacato ti scuote le spalle,

ricordi i secondi dei nostri primi giorni,

quando ho camminato, la prima volta che ho parlato.

Eccoti magicamente in braccio a tua madre

dinanzi all’ampio camino di un tempo,

vedi passare tuo padre, gli vorresti parlare,

ma lui ti sorride e scompare di nuovo...

venerdì 9 aprile 2021

Anno, non sei passato invano. Di Vincenzo Maria D’Ascanio.


 

Anno, non sei passato invano.

Di Vincenzo Maria D’Ascanio.

Anno speciale, colonna australe,
anno maestro, anno maledetto,
nonostante tutto mi hai colpito
ma grazie a te, ho molto capito.

Ho capito... che il tempo e il perdono
sono i migliori alleati,
che quando il mio cuore è a pezzi
io solo posso ricomporlo,
che bastano poche parole
per demolire un’antica amicizia,
che quando sono invaso dall’odio
vivo sotto il dominio dell’altro.

Ho capito... che nessun giudice
potrà mai giudicare la mia coscienza,

che sia un giudice togato

o una persona su piedistallo.
Che il miglior modo per imparare
è ascoltare ma soprattutto osservare,
che quando ferisco qualcuno

con parole o gesti insulsi

in realtà danneggio me stesso,
soprattutto , nell’acceso confronto
non devo mai rinvangare il passato.

Ho capito... che solo con pazienza,
e non con rancore, posso cambiare le cose,
che la vita scorre come un fiume impetuoso,
all'improvviso, ti trovi in mare aperto.
Che i soldi non possono comprare tre cose:
l’amore, la salute, la serenità,
che non posso spiare i cuori altrui,
per questo, meglio lasciarli in pace.

Ho capito... Che Dio esiste
soltanto se ci credi,
che un nuovo amico ti aspetta
tutti ci sentiamo un po’ soli,
che non importa quanto mi pugnalino
se infine decido di perdonare,
che la vita può frantumarmi
per questo col tempo

ho costruito la mia casa sulla roccia

affinché il fiume non la possa spazzare.

Ho capito... che avrei dovuto trascorrere
più tempo con mia madre, prima che volasse,
che talvolta la solitudine
è la migliore medicina,
che anche se un amico è lontano,
il suo cuore è sempre vicino.

Ho capito... che se sbaglio,
devo domandare scusa, a prescindere.
Soprattutto ho capito
che devo smettere d’inseguire,
l'accettazione è il dono più grande
che mi possa fare.
Non voglio nulla da questo nuovo anno
nemmeno l'elemento più elementare,
che tutto vada come deve andare
e se qualcosa posso cambiare
che sia almeno nelle mie corde.

 

#vincenzomariadascanio

mercoledì 24 marzo 2021

“Come foglia nel vento” Di Vincenzo Maria D’Ascanio.


 

“Come foglia nel vento”

Di Vincenzo Maria D’Ascanio.

 

"Sono come foglia nel vento
sparpagliata indifferente in ogni dove,
possenti borchie incastrano la mente
rendendo il tutto irrazionale.

Ieri vivevo nel paese tra i monti
tra gli ulivi e i fiumi secolari,
miti eterni incisi sugli altari
nella sontuosità dei tacchi millenari.
Oggi arranco nella città polverosa
tra libri scomodi e scrivanie solitarie,
tra visi scavati da droga o barbarie
nell’arida miseria dei quartieri popolari.
Domani partirò per un sogno lontano
forse il soffio vitale desterò,
da luoghi lontani col vascello tornerò
per portarti germogli tropicali.

Intanto il vento soffia, mi vuole trascinare,
la gelida solitudine abbraccerò,
alla casa di un tempo forse penserò
ma solo se mi vorrai accompagnare.
Il vento senza posa mi vuole trasportare
non so quale porta varcherò,
delle mie radici scegliendo mai saprò
senza te, in alcun luogo voglio andare.
Come foglia nel vento...
non so quali voci ascolterò,
so in quali occhi mi spegnerò,
non so, di quante morti morirò."

Gennaio 2016

sabato 20 marzo 2021

“Il vascello nella tempesta” Di Vincenzo Maria D’Ascanio.


 



Sono salpato dalla baia
una fugace mattina soleggiata,
il piccolo vascello contava
parenti e amici inaspettati.
io ero statico al timone
il mare era stanco e calmo,
il vascello solido come marmo
solcava le acque senza clamore.

Poi inattese nuvole piombate
giunsero a offuscare il cielo,
la compagnia presto dissipata
meno qualche anima salva.
Alcuni ho dovuto allontanare:
asserragliati nell'oscurità della stiva
perforavano decisamente ghignando
già mi vedevano nelle profondità del mare.
Altri si sono smaterializzati
senza un fugace cenno di saluto
sì che la tempesta fa paura
a chi nel salotto si sente al sicuro.

Del resto le braccia sono stanche
le correnti sin troppo energiche,
voglio lasciarmi scivolare
ma reagisco, non intendo rinunciare.
ogni tanto ricompare il sole
e il mare la guardia abbassa,
dunque posso piegarmi, ridere, riposare
ma ora son desto, non mi lascio andare.

Il porto è ancora un miraggio
al quale intendo approdare,
là regna eternamente il sole
amici attendono le mie parole.
Charles,
il Chiodo, Sasso e Vino
ma sopratutto, specialmente, lei
serena e armata di sorriso
mi farà sentire nuovamente vivo.

Scenderò dal vascello danneggiato
e dopo aver ognuno salutato
correrò per abbracciarla
per tornar bambino tra le sue braccia.
mi diranno "devi presto ripartire"
ma io sarò come un sasso,
il mare non ha fretta,
sono fin troppo stanco

#vincenzomariadascanio

lunedì 15 marzo 2021

Ballata dei politici corrotti. Di Vincenzo Maria D'Ascanio.


 



"Politici santi, politici rifatti,
politici leghisti dagli accenti massimalisti,
politici moderati, abitualmente riciclati,
esperti truffatori, saltimbanchi e impostori!
Splendidi nelle riviste, bugiardi nelle interviste,
lussuoso il sottopancia, smerciano speranza,
doppi nel midollo, invischiati sino al collo,
la procura alle calcagna, il giudice è in vacanza!
Bramosi sessualmente, odiano la gente,
ansiosi sui concorsi, piazzano i nipoti,
sanno sempre tutto, e poi non sanno niente,
puntellano le cordate, la coscienza è nelle scarpe!

Intercettazioni e cravatta, eroi nel voltafaccia,
celebrano i migliori, poi si toccano i maroni,
per l’onestà è sempre il momento,
poi intese a tradimento,
parlano d’integrità, ma benedicono l’immunità!
Escort a colazione, cocaina, party e delazione,
puttane e travestiti, una nazione di falliti,
sembrano professori, ma sono mascalzoni,
s’é periodo d’elezioni, ti sorridono a priori…
Muoiono da fuggiaschi, poi ne parlano come santi,
in sessione son strafatti, non trattandosi d’appalti,
principi del Parlamento,
intercettazioni senza effetto,
s’aumenteranno la pensione,
già deciso in commissione!

Sono qualunquisti, ma con accenti riformisti,
amano la Nazione, foulard e secessione,
il dollaro nella mente, cuore al miglior offerente,
le palle sotto il mento, il culo a prender vento…
Quando diventano vegliardi, diventano bastardi,
il maestro è nonno Monti,
Ci manda a vivere sotto i ponti,
Berlusconi fa la danza, Renzi senza speranza,
i comunisti sono esplosi,
li trovi all’isola dei famosi.

Se fosse un po’ per me, farei tornare il Re,
delinquente c’è n’è uno, tutti gli altri son nessuno,
ma bisogna sopportarli, come quella mia zia,
questa roba è tutta marcia, altolà Democrazia"

#Vincenzomariadascanio

venerdì 19 febbraio 2021

Tramonto marino. Di Vincenzo Maria D’Ascanio.


 

Tramonto marino.

Di Vincenzo Maria D’Ascanio.


Finalmente il sole sul mare calmo

morirà presto nel golfo cagliaritano,

l’acqua brilla di velati colori

i monti slanciati nel cielo infuocato.


Le barche riposano nelle rade,

a breve salperanno per la caccia notturna,

i pescatori disadorni ancora nelle case

lottano coi figli e condannano le mogli.


I giovani vendono la droga assassina

e i drogati di certo la comprano,

poi s’abbandonano nelle auto bruciate

qui vi trovano la loro pace.


Un alcolizzato procede ondeggiando

tra immani palazzoni popolari,

urla il nome di una donna al cielo

scagliando barbare risate di scherno.


Lia l’ascolta e sorride debolmente

poiché ora può riposare in pace,

il marito è a spasso, e i bambini dormono,

da servire non è rimasto nessuno.


Sì Lia, distendi le tue lunghe gambe

e ricorda quei tuoi giochi di bimba,

alla tua casa sprofondata nel meridione,

magari al tuo primo amore.


Ripensa al giorno ormai andato

e sogna l’uomo che lavora al mercato,

lasciati sfiorare dal desiderio e dal dolore, riposati,

finalmente il tramonto sul mare calmo



#vincenzomariadascanio