Quando studiavo all’Università
restavo sulla scrivania sino a tardi,
mi piaceva i silenzio della notte
ed i rumori sommessi della città.
Mi alzavo soltanto per fumare
appoggiato al balcone di casa,
d’Estate era pace, eserciti di stelle,
d’Inverno provavo oscuri timori.
Non trovavo di meglio da fare,
non m’interessavano le ragazze,
i programmi alla televisione,
non mi piaceva ballare, anzi, mi piaceva,
ma solo dopo aver bevuto, e molto.
La notte, poi, porta consiglio
Ma uno sciagurato rovinava il mio silenzio,
ogni notte, verso l’una,
sentivo il vicino singhiozzare.
Non ci avevo mai parlato,
so che arrivava dalle montagne,
era abbastanza magro, cioè, chiaro,
opinioni personali, poi non so.
Un notte ero impegnato con Montesquieu
e la sua divisione dei poteri,
ero contento come un bambino,
Hobbes mi aveva a lungo ossessionato
col suo pessimismo, col suo Leviatano..
Perfetto, luna alta nel cielo
mio fratello non so dove,
ma eccolo alla solita ora singhiozzare
quel vicino montanaro e silenzioso.
Mi alzo, busso alla sua porta
e viene ad aprirmi così magro,
io gli faccio qualche domanda,
insomma., la ragazza l’aveva lasciato.
Si è rannicchiato su letto, sembrava un vecchietto,
oppure un infreddolito senzatetto,
mi ha fatto un singolare effetto,
non pena, qualcosa di diverso.
Gli ho detto, “senti, caro mio,
va bene, le cose non ti vanno bene,
poi gli sono entrato dentro
ed ho pianto insieme a lui.
Due idioti ridotti male,
due poveri ragazzi indifesi,
uno perché aveva nostalgia della ragazza,
l’altro, perché buttava la sua gioventù.
Rimpiango quella triste serata,
la rimpiango per mille motivi,
avevo mille idee ed un milione di ideali,
soprattutto, riuscivo a commuovermi per gi altri.
#vincenzomariadascanio
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